selon Vermondo Brugnatelli,le régime algérien tend à rendre invisible la Kabylie

PARIS (SIWEL)—L’écrivain et conférencier italien Vermondo Brugnatelli, considéré par ses pairs comme l’un des plus grands érudits  de la langue berbère, a récemment publié un excellent article dans le quotidien italien « IL MANIFESTO », exposant ainsi aux lecteurs de ce journal la question kabyle, les origines d’une  diabolisation systématique  dont sont victimes ses représentants, son drapeau et sa volonté d’indépendance face au colonialisme algérien.

Loin du slogan « KHAWA-KHAWA » inventé par les porte-paroles de l’arabo-islamisme pour faire taire la légitime revendication d’indépendance d’un peuple viscéralement attaché à sa liberté et ses valeurs séculaires.

En effet, l’écrivain brosse une chronologie récente d’un pays qui a été à contre-courant depuis 1962 d’un régime algérien illégitime dont  ce dernier s’activait à rendre invisible la cause kabyle pour l’opinion national et international.

Voici  la copie intégrale  de l’article en version originale :

il manifesto

martedì: 7 maggio 2019

QUESTIONE BERBERA La Cabilia degli invisibili e il «potere assassino»
VERMONDO BRUGNATELLI

II I Berberi costituiscono una percentuale non trascurabile della popolazione algerina (tra il 20 e il 30 %), ma sono i grandi assenti dai dibattiti in corso sul futuro di questo paese. Concentrati in massima parte nelle regìoni montuose della Cabilia e dell’Aurès, nonché in diverse località dell’interno, sono da sempre resi « invisibili » dalla politica ufficiale che fa dell »‘arabità » del paese un dogma intoccabile. PER I BERBERI ALGERINI che in questi giorni si uniscono 21′ loro compatrioti penmanifesta re contro un potere oppressivo e corrotto, l’antecedente di riferimento non sono tanto le di mostrazioni di ottobre 1988, che costrinsero il regime ad aprire al multipartitismo, quanto l’imponente manifestazione che porto ad Algeri un fiume di oltre un milione di persone il 14 giugno 2001. Anche allora i partecipanti erano giovani, le parole d’ordine chiedevano democrazia e le intenzioni erano pacifiche, ma in quell’occasione il regi me reagì con la violenza, scatenando forza pubblica e bande di casseurs che si accanirono sui manifestanti e sulle cose, trasformando una giornata stori ca in un bagno di sangue.
Quella sera, il primo mini stro Ali Benîlis proclamò il divieto di ogni manifestazione rimasto in vigore fino a oggi addos sando ogni colpa ai manifestanti. In cio ebbe buon gioco perché si trattava di berberi della Cabih’a, che la propaganda del regime dipinge invariabilmente come empi, sediziosi e pericolosi per l’unità del paese. Purtroppo anche al di fuori dell’Algeria furono ben poche le voci che raccolsero il messaggio di quella « primavera », sbocciata con dieci anni di anticipo, ed essa venne colpevolmente ignora ta e isolata per il terrore che con testare il pouvoir assassin di Algeri (piu di 120 giovani uccisi in quei giorni) equivalesse a consegnare i1 paese agli islamisti.

IL RITRATTO DENIGRATORIO dei Berberi dell’Algeria si scontra con i dati di fatto inoppugnabi 1i: quanto a patriottismo, essi non devono ricevere lezioni da nessuno, se si pensa che tre quarti dei caduti della guerra di liberazione erano cabili (mentre i] clan che prese il potere dopo l’indipendenza se ne

Quella sera, il primo mim » stIoAli Benfh’s proclamò il divieto di ogni manifestazione rima sto in vigore fmo a oggi addossando ogni colpa ai manifestan ti. In cio ebbe buon gioco per ché si trattava di berberi della Cabilia, Che la propaganda del regime dipinge invan’abilmen te come empi, sediziosi e pericolosi per l’unità del paese. Pur u‘oppo anche al di mori dell’Algeria furono ben poche le voci che raccolsero il messaggio di quella « primavera », sbocciata con dieci anni di anticipo, ed essa venne colpevolmente ignora ta e isolata per il terrore che con testare il pouvoir assassin di Algeri (più di 120 giovani uccisi in quei giorni) equivalesse a consegnare il paese agli islamisti.

IL RITRATTO DENIGRATORIO dei Berberi dell’Algeria si scontra con i dati di fatto inoppugnabi li: quanto a patriottismo, essi non devono ricevere lezioni da nessuno. se si pensa che tre quarti dei caduti della guerra di liberazione erano cabili (mentre il clan che prese il potere dopo l’indipendenza se neQuella sera, il primo mini stro Ali Benîlis proclamò il divieto di ogni manifestazione rimasto in vigore fino a oggi addos sando ogni colpa ai manifestanti. In cio ebbe buon gioco perché si trattava di berberi della Cabih’a, che la propaganda del regime dipinge invariabilmente come empi, sediziosi e pericolosi per l’unità del paese. Purtroppo anche al di fuori dell’Algeria furono ben poche le voci che raccolsero il messaggio di quella « primavera », sbocciata con dieci anni di anticipo, ed essa venne colpevolmente ignora ta e isolata per il terrore che con testare il pouvoir assassin di Algeri (piu di 120 giovani uccisi in quei giorni) equivalesse a consegnare i1 paese agli islamisti.

IL RITRATTO DENIGRATORIO dei Berberi dell’Algeria si scontra con i dati di fatto inoppugnabi 1i: quanto a patriottismo, essi non devono ricevere lezioni da nessuno, se si pensa che tre quarti dei caduti della guerra di liberazione erano cabili (mentre i] clan che prese il potere dopo l’indipendenza se ne

Quella sera, il primo mim » stIoAli Benfh’s proclamò il divieto di ogni manifestazione rima sto in vigore fmo a oggi addossando ogni colpa ai manifestan ti. In cio ebbe buon gioco per ché si trattava di berberi della Cabilia, Che la propaganda del regime dipinge invan’abilmen te come empi, sediziosi e pericolosi per l’unità del paese. Pur u‘oppo anche al di mori dell’Al geria furono ben poche le voci che raccolsero il messaggio di quella « primavera », sbocciata con dieci anni di anticipo, ed essa venne colpevolmente ignora ta e isolata per il terrore che con testare il pouvoir assassin di Algeri (più di 120 giovani uccisi in quei giorni) equivalesse a consegnare il paese agli islamisti.

IL RITRATTO DENIGRATORIO dei Berberi dell’Algeria si scontra con i dati di fatto inoppugnabi li: quanto a patriottismo, essi non devono ricevere lezioni da nessuno. se si pensa che tre quarti dei caduti della guerra di liberazione erano cabili (mentre il clan che prese il potere dopo l’indipendenza se ne

stava al sicuro al di là delle frontiere): quanto al pericolo di den’ve antidemocratiche e islamiste, basta ricordare che la Cabilìa fu l’unica regione dove, nelle elezioni annullate del 1991, i1 Fis venne sonoramente sconfitto, e che le lotte dei Cabili per la democrazia si caratterizzano, fm dal 1980, per il carattere pacifico e non violento. Come quando, nel 1995. un compatto sciopero di studenti e professori durato tutto l’anno scolastico riuscì a piegare il regime ottenendo l‘insegnamento del berbero nelle scuole.

AL ammo DEL POTERE di accogliere le richieste di democrazia che i manifestantfintendevano trasmettere, la Cabilia ha risposto prendendo sempre più le distanze da uno Stato che si dimostrava incapace di ascoltare la sua voce. e dal 2001 si e di fatto autoesclusa dalla vita pubblica nazionale, con massicce percentuali di astensione a tutte le successive elezioni. Il 2001 ha visto anche 1a nascita del Mak, Movimento per 1’«autodeterminazione» della Cabilia. Che negli ultimi anni sta guadagnando consensi a spese dei due partiti storici, il socialista Ffs e il democratico Rcd. Questi ultimi, malgrado i1 loro radicamento nella regione, si sono sempre sforzati di rappresentare le istanze dell’intero paese.
Quella sera, il primo mini stro Ali Benîlis proclamò il divieto di ogni manifestazione rimasto in vigore fino a oggi addos sando ogni colpa ai manifestanti. In cio ebbe buon gioco perché si trattava di berberi della Cabih’a, che la propaganda del regime dipinge invariabilmente come empi, sediziosi e pericolosi per l’unità del paese. Purtroppo anche al di fuori dell’Algeria furono ben poche le voci che raccolsero il messaggio di quella « primavera », sbocciata con dieci anni di anticipo, ed essa venne colpevolmente ignora ta e isolata per il terrore che con testare il pouvoir assassin di Algeri (piu di 120 giovani uccisi in quei giorni) equivalesse a consegnare i1 paese agli islamisti.

IL RITRATTO DENIGRATORIO dei Berberi dell’Algeria si scontra con i dati di fatto inoppugnabi 1i: quanto a patriottismo, essi non devono ricevere lezioni da nessuno, se si pensa che tre quarti dei caduti della guerra di liberazione erano cabili (mentre i] clan che prese il potere dopo l’indipendenza se ne

Quella sera, il primo mim » stIoAli Benfh’s proclamò il divieto di ogni manifestazione rima sto in vigore fmo a oggi addossando ogni colpa ai manifestan ti. In cio ebbe buon gioco per ché si trattava di berberi della Cabilia, Che la propaganda del regime dipinge invan’abilmen te come empi, sediziosi e pericolosi per l’unità del paese. Pur u‘oppo anche al di mori dell’Al geria furono ben poche le voci che raccolsero il messaggio di quella « primavera », sbocciata con dieci anni di anticipo, ed essa venne colpevolmente ignora ta e isolata per il terrore che con testare il pouvoir assassin di Algeri (più di 120 giovani uccisi in quei giorni) equivalesse a consegnare il paese agli islamisti.

IL RITRATTO DENIGRATORIO dei Berberi dell’Algeria si scontra con i dati di fatto inoppugnabi li: quanto a patriottismo, essi non devono ricevere lezioni da nessuno. se si pensa che tre quarti dei caduti della guerra di liberazione erano cabili (mentre il clan che prese il potere dopo l’indipendenza se ne

stava al sicuro al di là delle frontiere): quanto al pericolo di den’ve antidemocratiche e islamiste, basta ricordare che la Cabilìa fu l’unica regione dove, nelle elezioni annullate del 1991, i1 Fis venne sonoramente sconfitto, e che le lotte dei Cabili per la democrazia si caratterizzano, fm dal 1980, per il carattere pacifico e non violento. Come quando, nel 1995. un compatto sciopero di studenti e professori durato tutto l’anno scolastico riuscì a piegare il regime ottenendo l‘insegnamento del berbero nelle scuole.

AL ammo DEL POTERE di accogliere le richieste di democrazia che i manifestantfintendevano trasmettere, la Cabilia ha risposto prendendo sempre più le distanze da uno Stato che si dimostrava incapace di ascoltare la sua voce. e dal 2001 si e di fatto autoesclusa dalla vita pubblica nazionale, con massicce percentuali di astensione a tutte le successive elezioni. Il 2001 ha visto anche 1a nascita del Mak, Movimento per 1’«autodeterminazione» della Cabilia. Che negli ultimi anni sta guadagnando consensi a spese dei due partiti storici, il socialista Ffs e il democratico Rcd. Questi ultimi, malgrado i1 loro radicamento nella regione, si sono sempre sforzati di rappresentare le istanze dell’intero paese.

Ma il fatto che questi partiti di Opposizione laica e democratica non siano mai riusciti ad allargare la loro base elettora 1e al resto dell’Algeria è sintomatico della diflîdenza che il resto del paese nutre nei confronti dei Cabih’. Un muro di separatezza che oggi rischia di rendere problematica la parte cipazione dei Berberi a1 movimento di contestazione del regime iniziato a febbraio. DA SEMPRE | CABILI rappresenta no un pericolo, la sola vera opposizione, fm da quando, nel 1962, Ait Ahmed si oppose al colpo di stato militare di Ben Bella. E mentre il capo di stato maggiore dell’esercito Gaîd Sa lah avoca a sé e alle forze arma te il compito di gestire la situazione, essi non intendono ac cettarlo, ricordando come Aba ne RaIndane, uno dei capi del la rivoluzione, sia stato assassi nato dai suoi stessi compagni nel 1957 proprio per avere sostenuto ’11 primate del politico sul militare nella futura Algeria indipendente. ||. POTERE IN CARICA cerca di giocare con spregiudicatezza la carta della divisione. Un isteri smo anti-cabilo viene alimentato demonizzando tutte le iì gute maggiori di questa Oppo» sizione democratica, come Ferhat Mehenni o Said Sadi (ri spettivamente leader del Mak e dell’Rcd), anestando mìlitan ti ed esponenti della societa ci vile, vietando l’esposizione di bandiere «berbere» o «cabile» e bloccando l’accesso alla capita le ai manifestanti provenienti dalla vicina Cabilia. ‘ I motivi di tensione non mancano, ma iîno ad ora il ri fmto del regime è ancora l’obiettivo condiviso da tutti. C’è da sperare che questa unità di intenti si mantenga a lungo

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Uomini liberi

«Berberi» è il nome inventato dagli europei per definire le popolazioni autoctone dei territori nordafricani noti fino ai primi dell’800 come Barberìa o «paese dei Berberi». Nell’antica lingua tamazight, imparentata con l’egizio, l’arabo e l’ebraico, si parla in realtà di lmazighen, cioè «uomini liberi».

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